C’è notizia fin dal medioevo di “vicolo del Follone” e dei suoi opifici lungo il bedale, come il follone dei feltri o il molino attivo dal 1191.
Per secoli, il vicolo sbuca nei campi e solo dopo la costruzione di corso IV Novembre (1936) spunta l’esigenza di un collegamento, che inizia a rovescio dalla traversa aperta negli anni ’50 sul corso di fronte alla Minerva medica appena insediatasi.
E’ una via allora senza sbocco, ma destinata a prolungarsi fino al preesistente vicolo del Follone e perciò denominata “via del Follone” dal Consiglio comunale (17.12.1955).
Cinque anni dopo, tuttavia, il previsto incontro non è ancora all’orizzonte, mentre molte sono le confusioni tra via e vicolo dallo stesso nome; pertanto, su proposta del Sindaco on. Armando Sabatini, il Consiglio comunale all’unanimità intitola “via Mario Mortara” la traversa ancora cieca (14.01.1961), in memoria di Vittorio Emanuele Mario Mortara (Saluzzo,16.11.1888 - Mauthausen,1.07.1944), cui “non si era perdonata la prodigiosa attività socialista”, come ebbe a scrivere il settimanale La Riscossa nel 1952.
Figlio di un funzionario della Sottoprefettura, impiegato al Catasto (anzi: impiegato modello, “il miglior statale d’Italia”), Mortara si dedica appassionatamente al lavoro organizzativo per la Camera del lavoro, le leghe operaie e il sindacato tramvieri.
Dopo le elezioni del 1924, trasferito per “scarso rendimento” in Emilia, trova ad attenderlo una squadraccia fascista, che lo aggredisce e lo costringe a tornare a Saluzzo, dove è licenziato per non aver raggiunto la sede.
Apre quindi - nella struttura laterale di porta Vacca - una minuscola cartoleria, con cui mantiene con grande dignità i tre figli e la moglie Ermelinda.
Nel febbraio 1944 è arrestato dai tedeschi per una delazione e deportato a Mauthausen.“Un tardo pomeriggio, senza cappello, uscì dal negozio solo e attraversò il vicolo che immette in via Donaudi. Scomparve così per sempre e nessuno dei rimasti più lo vide, nemmeno la sua famiglia.”