Fermo immagine di Alberto Abbà

Un sorriso all’improvviso

I treni regionali sono diversi da quelli ad alta velocità. Non solo per il numero di fermate, i tempi di percorrenza, i confort e il prezzo. Anche per l’umanità che li utilizza e l’affollamento che li rende, diciamo, più vissuti.
Questa mattina, dopo poche fermate, il blocco da quattro posti dove siedo è pieno. Io sono lato finestrino, in un tentativo maldestro di chiudere gli occhi per qualche minuto. 
Di fronte a me un signore in tenuta da lavoro, ma non quella fatta di giacca e cravatta. Scarpe antinfortunistiche, pantaloni con tasconi laterali, gilet fosforescente su giubbotto nero. Mani enormi in cui scompare il telefono che sta utilizzando per dare indicazioni. E’ presto ma il suo lavoro in cantiere è già iniziato. 
La mia vicina ha una certa età e borse ovunque. Una la tiene in braccio, una sotto il sedile, quella leggera l’ha messa negli spazi sopra. Guarda fuori, senza distrarsi mai.
Di fronte a lei c’è una ragazza giovane, jeans e camicetta. Molti ricci biondi, occhi e orecchini grandi, ballerine nei piedi. Mascherina che copre naso e bocca, come accade ancora in treno. Qualche messaggio al telefono che nel giro di poco intuisco non gradito. La frenesia delle dita a digitare, lo scuotere della testa, gli occhi che abbandonano il piccolo schermo per scaricarsi sul panorama alla ricerca di parole utili per rispondere a tono. 
Alle sue spalle, dal corridoio sta arrivando una bambina piccola, barcollante su gambotte instabili. Maglietta rosa, pannolone gigante. Ciuccio in bocca. Treccine nere, dello stesso colore della pelle. Batte le mani felice e avanza. Si ferma a guardare incantata quei riccioli biondi. La ragazza si accorge di una presenza e gira il viso. Interrompe quello che sta facendo. Il volto teso si rilassa. 
In mancanza delle bocche, tocca agli occhi sorridere.
albiabba@libero.it