Parole da conservare di Cetta Berardo

Selfie

Uno scatto sullo smarphone, si allunga la mano ed ecco il selfie, ormai una moda, un vezzo, una mania, soprattutto, in barba ai forestierismi bollati dal ministro della Istruzione e del Merito, realizzato dai politici: obiettivo essere considerati del popol, cioè familiari.Autoscatto, dunque, con altri, possibilmente. 
Vanity Fair, la rivista di moda per eccellenza, nel 2012, scriveva: «Siamo diventati tutti un po’ fanatici del fare e farci foto, consumando i polpastrelli in un pullulare di autoscatti che gli americani hanno ribattezzato selfie: immagini di sé, autoprodotte». Con un dubbio amletico: selfie è femminile o maschile? un’incertezza riguardo al genere grammaticale, con una prevalenza della scelta del genere maschile, su imitazione di altri composti come self-control, self-service. 
Non appartengo allo stuolo di chi si fa un selfie, ma il recente libro di Melania Mazzucco mi ha riconciliato con il termine: Self-Portrait, si intitola. La scrittrice ha realizzato una galleria di capolavori nei quali la donna è “soggetto due volte”: perché concepisce e realizza l’opera e perché ritrae se stessa. Dà voce ad artiste come Artemisia Gentileschi, Frida Kahlo, Georgia O’Keeffe, Carol Rama, Louise Bourgeois, la scultrice parigina che raffigurava la maternità con enormi sculture a forma di ragno, Marlene Dumas. 
Tra tutte campeggia Artemisia Gentileschi, coraggiosa e determinata, che in un celebre dipinto dal titolo La pittura, risalente al 1638-39, realizza un suo autoritratto, con cui dà potere alle donne, offrendosi esempio per tutte le altre: si redime e le redime attraverso l’arte. Perché spesso la sua bravura e quella di tante altre artiste, veniva offuscata o negata. 
A Camille Claudel, musa, modella, amante di Auguste Rodin, addirittura scippata dal partner.