Parole da conservare di Cetta Berardo

8 marzo

Non amo la retorica delle date e dei festeggiamenti, eppure l’8 marzo ha un significato che va oltre i film, i dibattiti sulle pari opportunità mancate, sulle sfide che la donna deve affrontare nella società. Soprattutto quest’anno, pieno di buio e costellato di croci.
Vorrei donare un ramoscello di mimosa alle donne coraggio, cioè a tutte quelle donne che oggi, nel mondo, soffrono per motivi diversi: iraniane, afgane, siriane, ucraine, somale, palestinesi, israeliane, russe ecc… i cui diritti sono calpestati, la loro libertà soffocata, la dignità cancellata. Alle donne che sono in attesa di essere giustiziate, dentro prigioni buie, torturate, a quelle che vivono nella paura di un bombardamento, che hanno perduto mariti e figli, in modo barbaro, a quelle donne che hanno visto annegare in mare i loro bambini. 
    
Non sparatemi!!
Volevo solo far scendere i miei capelli sulle spalle di un giardino
l’uccello cade dalle fessure della finestra
e il cuore del muro crolla nel pesante battito dell’ansia
quando il tuo sparo geme nel mio cuore


Così i versi di una poetessa iraniana.
Ma donare idealmente un ramoscello di mimosa sarebbe sterile se non fosse per noi un monito per batterci per i loro diritti. Le donne coraggio diventano forti se si uniscono, se la solidarietà si diffonde, se la pietà diventa compassione, se si combatte sempre contro le ingiustizie, i soprusi, le prevaricazioni. 
Un ramoscello di mimosa lo dono alla  dirigente del Liceo di Firenze che, dopo il pestaggio di alcuni suoi allievi, ha scritto: «Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni… abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro… condannando sempre la violenza e la prepotenza».