Via che vai di Anna Maria Faloppa

Via Benvenuto Lattes

Negli anni ’70 del 1900 si progetta su carta la strada destinata a futuri nuovi insediamenti di edilizia popolare come una sorta di U allacciata in due punti a via cap. Marchisio. Nella realtà, si portano a termine due tratti paralleli: l’uno prolungato in seguito fino a via Vittime di Bologna, ossia via Cima (1979), l’altro rimasto senza sbocco, ossia “via Benvenuto Lattes”, così intitolata dal Consiglio comunale il 12.09.1975 (verbale n.77). 
Commenta all’epoca lo scrittore Sion Segre Amar, genero di Lattes: “Più che per l’attività pubblica, alla quale fu spesso chiamato per acquisita fama di probità e capacità professio¬nali, egli è tuttora volentieri ricordato per l’equilibrio e la generosità con cui prodigò i frutti dell’intelligenza e dell’esperienza. Ciò fece infatti con costante dedizione a favore di chiunque, pubblico ente o privato cittadino, ne avesse bisogno”. 
Stimato professionista con un forte senso dello Stato, l’avvocato Israele Benvenuto Moise Lattes (Saluzzo,2.12.1885 - 19.12.1943) fa autorevolmente parte della classe dirigente saluzzese fra le due guerre. Tra i fondatori della sezione locale del Partito radicale (1911), aderisce al Partito nazionale fascista nel 1926 dopo un’esperienza nel Partito liberale, diventando consigliere comunale e poi vicepodestà (1927-1928). In seguito è nominato presidente di vari enti pubblici o benefici e soprattutto dell’Ospedale, che guida nel radicale mutamento di indirizzo da istituto caritativo ad ente ospedaliero; fa parte del Collegio Sindacale della Cassa di Risparmio di Saluzzo, della Cartiera Burgo e di altre Società. Ciononostante, è costretto dalle leggi razziali a ritirarsi dagli incarichi e dalla professione e poi addirittura a nascondersi in campagna per sfuggire all’arresto previsto per gli Ebrei dall’ordinanza repubblichina del 30.11.1943. Pochi giorni dopo, colto da un attacco d’ernia, si deve ricoverare clandestinamente presso il “suo” ospedale, ma  non sopravvive all’operazione tentata in extremis.