Vangelo

Il Vangelo della Domenica

dal Vangelo secondo Matteo 26,14-27,66
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.     (...)

DOMENICA DELLE PALME (A)
Entriamo nella settimana decisiva per la storia intera, la settimana in cui Dio ha dato pienezza al tempo, la settimana in cui l’ora dell’Amore ha salvato tutti e tutto.
Inizia con una strana “processione” di esultanza, tra rami di palma e mantelli stesi sulla strada, tra acclamazioni e osanna a colui che entra nella città santa. Entra, ma non come i trionfatori di guerre pagane. Entra seduto sulla schiena di un’asina, come voce di profeta disposto a proclamare con la vita la verità del Dio che salva, anche a costo di versare, per questo, il suo sangue in sacrificio.
Per due volte in questa settimana, oggi e venerdì, si legge il racconto della passione: le ore di una sofferenza crudele, patita da un Dio appassionato. Tutto ruota attorno alle due corde che fanno risuonare ogni cuore umano: l’amore e il dolore. Un rude soldato, né giudeo né cristiano, al solo vedere una morte così, dichiara meravigliato: «Davvero costui era Figlio di Dio». Morire d’amore è cosa da Dio! Là sul calvario si capisce che l’amore non è possesso o fugace sentimento, ma è dono di sé. La vita per me, uomo e donna amati dal Signore, nasce e rinasce dalle lacrime e dal sangue di Dio. 
A mezzogiorno, quando la luce è al suo apice, “si fece buio su tutta la terra”. In quel buio tutto si è fermato. Colui che è Luce sceglie di entrare nella notte della terra, come fa il seme, perché dalla terra salvata germogli Vita nuova ed eterna.
Egli è venuto per amare e servire; non solo l’uomo che lo cerca e lo prega, ma anche chi lo rifiuta e lo uccide. Tra questi forse ci sono anch’io, con la mia terra di alti e bassi, di momenti felici e arrabbiati… Avevamo bisogno, ho bisogno di un Signore che mi viene incontro, prendendomi la mano con amore divino, anche quando io non riesco a riconoscerlo.
In questi giorni non possiamo essere distratti. Dobbiamo guardare in faccia il male. Perché solo così capiremo su quale abisso si è chinato Cristo, quale nemico ha sfidato salendo sulla Croce. Pasqua non è una gentile e innocua festa di primavera: è martirio, morte, notte di terra, e luce nuova di risurrezione. Ogni volto sfigurato da guerra, violenza e morte, continua a testimoniare fino ad oggi quanto feroce e potente era, quel giorno, il nemico; quanto gravava sulle spalle di Cristo. Solo il suo sacrificio ha potuto sconfiggerlo nella destinazione dell’eterno.
Qualunque uomo, qualunque re, se potesse, scenderebbe dalla croce. Solo Dio, il Dio di Gesù Cristo, non scende da quel legno. Su quella croce Egli solleva la terra e abbassa il cielo, perché sia vinta ogni lontananza, ogni indifferenza, ogni separazione. Là sulla croce l’Amante riesce a salvare l’amato… per sempre.
Buona domenica e buona settimana santa.