Parole da conservare di Cetta Berardo

Ferrero

È appena uscito il libro su Michele Ferrero, a firma di Salvatore Giannella Condividere valori per creare valore, una biografia che mette a fuoco l’imprenditore e l’uomo. Con i suoi successi, i suoi dolori, la sua creatività ed umanità. Definito un visionario, uno che ha «inventato il cioccolato in crema quando tutti mangiavano le tavolette, realizzato l’uovo di Pasqua da mangiare tutti i giorni, il cioccolato con più latte e meno cacao, il tè freddo senza bustina», l’uomo che ha creato un’azienda che non è solo un’impresa, ma una famiglia, una comunità, sulle orme di Adriano Olivetti e di quella filosofia riassunta nel motto “lavorare, creare, donare”. 
Ma per noi, Michele Ferrero, che non abbiamo conosciuto ma solo “gustato”, è soprattutto Nutella.
La rivoluzione degli anni ‘60 , un simbolo d’Italia, un segno del cambiamento delle abitudini e del gusto. La Nutella diventa il cibo di tutti, senza più connotazioni sociali, l’elemento adatto per ogni occasione, felice e non. A ragione Gigi Padovani che sul cioccolato ha scritto pagine goduriose, definisce il barattolo di crema alla nocciola «un medium come la radio, la stampa, la televisione». Unisce tutta l’Italia, senza connotazioni di parte e si inventano versi di stampo dantesco: Nel mezzo del cammin della mia vita/ mi ritrovai con questa crema oscura/ che la rosetta mia ne fu riempita.
Scura, densa, liscia come l’olio, spalmata sul pane, rappresenta la foresta dei sensi, del gusto innanzitutto, dove ci si immerge con voluttà e piacere, dove si ritrova il peccato di gola ma anche la redenzione. In fondo una fetta di pane e Nutella placa gli animi, riconcilia con la vita. Riccardo Cassini la innalza sull’altare: Nutella d’Italia/nutella d’Italia,/ l’Italia s’è desta/ sul pane al principio/ spalmata ci resta. E in questi tempi ne abbiamo bisogno!