Parole da conservare di Cetta Berardo

Merito

Se ne parla tanto, forse troppo, in questi tempi, di merito, soprattutto da quando il Ministero dell’ Istruzione ha assunto anche la dicitura del Merito, creando un’associazione che si presta a speculazioni e fraintendimenti.
Il termine merita qualche riflessione al proposito. Se si consulta il dizionario, merito significa «diritto alla stima, alla riconoscenza, alla giusta ricompensa acquisito in virtù delle proprie capacità, impegno, opere, prestazioni, qualità, valore». In buona sostanza, il merito è frutto dei talenti individuali, che vanno però adeguatamente promossi e riconosciuti.
All’origine della parola c’è il verbo maerere che significa guadagnare  e ricevere la propria parte, ovviamente a prescindere dal punto di vista economico.
La radice linguistica contiene però qualcosa di più: l’idea di avere un ruolo nella spartizione assegnata, non è casuale, dalla stessa radice deriva moira, che per i greci è il destino. A ciascuno dei ragazzi è assegnata la propria porzione di vita da vivere pienamente.
Questa porzione non è nelle nostre mani ma è il senso che le diamo, bisogna scoprirla: di qui nascono le scintille di unicità di ciascuno. La scuola è il luogo giusto. Ovviamente pensare al fato non vuol dire essere fatalisti, piuttosto imparare a mettersi in gioco, capire le difficoltà, accettare gli insuccessi, sfoderare il proprio carattere, attivare una buona dose di coraggio.
Socrate ci sovviene: accusato di corrompere i giovani perché dialogava con loro, portandoli a ragionare, a valutare la realtà da più punti di vista, credeva nell’arte maieutica, l’arte dell’ostetrica, cioè la capacità di portare alla luce le riflessioni, di far scoprire ad ognuno le proprie capacità. Ecco, a mio avviso, il ruolo della scuola: il luogo dove si è ostetriche ogni giorno.