Parole da conservare di Cetta Berardo

Semplicità

Il mondo gira al contrario, direbbe Gianni Rodari. Così certe espressioni si sono talmente radicate da diventare non più luoghi comuni ma giudizi. E il destino delle persone semplici, considerate sempliciotte, di poche idee e di scarso valore. E l’aggettivo diventa d’un colpo un’offesa.  
Invece se si va alla radice della parola, il significato è altro. Dal latino simplicitas, composta da sem (una volta) e plicare (piegare): «Semplice è qualcosa di piegato una sola volta che, aperto, può essere conosciuto nella sua essenza. In questo senso la semplicità appartiene all’esistenza, in tutte le sue forme. Appartiene a chi non fugge, ma affronta la confusione, la conflittualità e la complessità del reale, decidendo comunque di stabilire relazioni leali e confronti propositivi. Come tale la semplicità è un valore, un’arte e una virtù politica; frutto di un cammino interiore alla ricerca dell’essenziale e della libertà». La spiegazione la dà mons. Nunzio Galantino, nella sua rubrica su «Il Sole 24 ore». 
Semplice dunque sta ad indicare persona sobria, genuina, umile, ma di valore, che non nasconde doppi fini, non cela ombre. Semplicità non è semplicismo, mediocrità, superficiale banalità, non è una resa, un cedimento. Come scriveva Giacomo Leopardi, che scavava nella profondità dell’animo umano, l’uomo è portato per sua natura «all’artifizio e all’affettazione» e in generale «i mezzi più semplici, veri e sicuri, sono gli ultimi che troviamo». 
La semplicità, come la sobrietà, è eleganza. Diceva Balzac: «L’uomo di buon gusto deve essere semplice nei suoi bisogni». Appunto: semplice. Non indifferente, senza ambizioni, senza sogni, senza aspettative (anche economiche). No, solo semplice: allo stesso modo, quando il successo arriva, e quando il vento gira contro.