Via che vai di Anna Maria Faloppa

Via san Dalmazzo

La via san Dalmazzo, forse coeva della cappella omonima, sale in collina dalla via inferiore di Manta nei pressi del bialotto santo, ovvero grosso modo al confine tra i territori di Manta e di Saluzzo. Secondo Delfino Muletti, il rio si chiama così perché situato tra la chiesa di san Dalmazzo e quella di san Leone; del resto un bealoctus sanctus è citato in un documento di enfiteusi del 7.12.1436 riguardante  un terreno ad sanctum Dalmacium.
Sempre secondo Muletti, la cappella di san Dalmazio in montaneis, sorta sui resti di un monastero benedettino, comparirebbe già in un documento del 1020; invece Ettore Dao (1965) ritiene sia  citata per la prima volta il 27.07.1295 tra i tituli o dipendenze della pieve di santa Maria.
Alla pieve subentra in epoca imprecisata il Capitolo della Chiesa maggiore di Torino, che riscuote  le notevoli rendite delle vigne e dei boschi circostanti, appannaggio della cappella. Lo testimonia uno strumento del 18.03.1501, conservato nell’archivio dell’Ospedale tra le Carte Marucchi, in cui tale Giorgio Marucchi si impegna a versare l’affitto degli alteni in perpetuo e annualmente il giorno di san Michele. Così pure è perpetua la cappellania istituita da Agostino De Marchi con testamento dell’11.09.1615 e curata dai Massé o Massari per devozione al santo e martire Dalmazzo, primo evangelizzatore dei Saluzzesi.
Secondo la tradizione popolare piemontese, Dalmazzo, figlio del Prefetto romano di Magonza, è convertito al Cristianesimo dal suo maestro Vitricio e così percorre predicando la Gallia Cisalpina fino a Pedona, dove è martirizzato con 29 seguaci sulla riva del Gesso (5.12.254). Qui, raccolta da terra la sua testa recisa da un colpo di spada, se la riaggiusta con nonchalance sul collo prima di cadere morto. Nel 616 la regina Teodolinda fa erigere il monastero per conservare le reliquie del Santo; ma all’inizio del 900, per sottrarle alle scorrerie dei Saraceni, il vescovo Audace le trasferisce a Quargnento, nella cui Basilica sono tuttora.