Cinema e saluzzese: binomio che funziona? Se le potenzialità ci sono, la piazza favorita (e più semplice) resta Torino.
Non mancano i volti dal territorio nella troupe del cortometraggio “Showtime”, con la regia del lucano Francesco Giardiello, che vede infatti Davide Mogna (NewGen Entertainment srl) alla produzione, i costumi di Maverik Cesano e le musiche originali di Federico Malandrino. La collaborazione con Bus Company è un altro tassello importante dei legami territoriali che il progetto ha saputo creare.
Le riprese del corto, inizialmente pensate anche per Saluzzo, sono in programma a Torino dal 31 agosto al 4 settembre. Nella galleria, alcune foto dalle prime giornate di riprese.
Un progetto che approda in Piemonte e che, nella fase di progettazione, ha cercato di sfondare le pareti torinesi per agganciarsi ad una realtà cara a Mogna, che oggi ci racconta con un po’ di rimpianto l’occasione mancata di Saluzzo: «Abbiamo provato a portare il progetto nel saluzzese, ma è mancata la rete di sponsor e appoggi – spiega –. Dopo tanti progetti realizzati fuori dalla mia zona volevo che questo fosse il progetto da riportare “a casa”. In questo senso, però, il territorio a misura di cinema resta Torino».
Come nasce “Showtime”?
«È un progetto recente, arrivato già solido, dopo che ho conosciuto il regista alcuni mesi fa – risponde Mogna, classe 2000 –. È breve, ma molto complesso. Insomma, è un cortometraggio ma a livello di impianto non ha nulla da invidiare ai film».
Dalle chiusure stradali alla collaborazione con giocatori di basket di Torino e San Mauro Torinese che si sfideranno a videocamere accese. «In questi mesi abbiamo lavorato duramente, e proseguiamo su questa strada perché il corto ha molte complessità da gestire giorno per giorno» aggiunge.
Una produzione imponente, che coinvolge una cinquantina di persone (tra cui la “guest star” Aldo Mogna, papà di Davide presente nel ruolo di comparsa) e che punta a festival nazionali e internazionali: «Con “Al termine della notte” abbiamo debuttato al Giffoni Film Festival, mentre “Dive” è sbarcato a Venezia: anche per “Showtime” vorremmo puntare a un’anteprima di risalto, arrivando nelle sale e a più persone possibili: si tratta di una storia di passione e tenerezza, che penso possa e debba arrivare al pubblico».
A questo proposito, nel campo del cortometraggio di che pubblico parliamo?
«Bisogna intanto riuscire a trovarlo – scherza il giovane produttore –! È anche più difficile che per i film, spesso perché in primis produttori e distributori non si impegnano a portare i corti al pubblico e farli conoscere. Al giorno d’oggi, al di là delle piattaforme streaming, ci sono tante possibilità di farli circolare. Un progetto che negli scorsi mesi ha avuto successo è proprio quello che ha portato i cortometraggi nelle sale: ad esempio al cinema di Piasco o di Barge. Grazie alla sensibilità dei gestori, nel nostro piccolo siamo riusciti a condividere con il pubblico il nostro lavoro, in apertura delle proiezioni di film.
Anche a Roma, con “Dive”, abbiamo registrato un sold out per la sola proiezione del corto, seguita dall’incontro con gli autori e contenuti speciali dal backstage – spiega –: è un metodo alternativo che funziona. Non dobbiamo lavorare di nascosto o dialogando solo con gli addetti ai lavori. Da questo punto di vista arrivare ai Festival ti dà una spinta in più perché in sala sono tante le persone che hanno la possibilità di vedere il tuo lavoro».
Cinema e saluzzese. Avete tentato di legare le riprese e la produzione di “Showtime” al tuo territorio d’origine, riuscendoci solamente in parte, ad esempio con la collaborazione con l’azienda Bus Company. Quale rapporto c’è tra il mondo cinematografico e Saluzzo?
«Credo che il discorso sia legato a ciò che dicevamo prima, sul far conoscere il mondo del film e dei corti: penso valga anche per questo – risponde Mogna –. Forse le persone generalmente, e non solo qui, non sanno nello specifico che tipo di lavoro graviti attorno a una produzione di questo tipo: anni o mesi di lavoro, gruppi di decine se non un centinaio di persone. Per questo è importante capire cosa ci sia dietro: vedere com’è fatto il cinema è bello e divertente, e serve a farne comprendere le potenzialità, come la promozione territoriale o di prodotti».
Anche le potenzialità economiche, non sono da meno: «Certo, non mancano investimenti e ricadute sul territorio in cui si lavora. Tra spostamenti della troupe, permanenza, location e spazi da utilizzare. Un euro investito in questo modo, ne genera magari 3/4 sul territorio diventando quindi un investimento che fa del bene, al mondo del cinema e ai nostri luoghi».
anna grassero