Io sto con gli animali di Andrea Avagnina

Aria d’autunno

Molto spesso la felicità è fatta di piccole sensazioni, stati d’animo fugaci che arrivano veloci, ti sfiorano la pelle o ti entrano nel naso e poi volano via nel cielo della sera, pronte a regalarsi a qualcun altro che le sappia apprezzare esattamente come te.
Protetto dai rami di pino e con il teleobiettivo puntato sul margine di un prato alpino là dove il bosco cede spazio alla radura, attendo fiducioso l’ora magica del tramonto, quando le ombre si allungano sulle chiome degli abeti e gli animali selvatici lasciano il rifugio sicuro del sottobosco per concedersi una brucata o più semplicemente una sgambata felice nello spazio aperto.
L’attesa non mi è mai pesata e quando una volta un amico, vedendomi guardare con insistenza l’orologio, mi chiese se fossi stufo, in quel momento, solo in quel momento, realizzai quanto quelle ore nella natura fossero linfa per il mio corpo e controllare ripetutamente l’ora fosse dettato dalla paura che quei momenti passassero troppo in fretta.
Ma questa volta non c’è solo la bellezza del paesaggio a farmi compagnia: alle mie spalle un piccolo torrentello scorre leggero tra sassi ed erba regalandomi una dolce ed armoniosa melodia.
Assorto in tanta bellezza mi chiedo quanti animali si siano dissetati a monte di quel rio e se non temessi di rivelare la mia presenza sarei tentato di andarci a bere per entrare ancora di più in comunione con loro.
Sono talmente rapito dai miei pensieri che mi accorgo a malapena di una sagoma che si palesa davanti a me: è un capriolo che si accinge a scendere in radura e che mi concede un paio di scatti prima di spostarsi altrove.
Rivedo immediatamente le foto appena scattate e noto i primi precoci segni del cambio della muta perché a quella quota l’estate dura poco…Ed ecco che all’improvviso lo sento…come ho fatto a non rendermene conto prima? Realizzo che l’aria è più frizzante e che addosso non porto solo più il pile ma anche il giaccone, l’erba più alta è ormai secca e nell’aria c’è quel profumo che torna a riempirmi le narici.
Trattengo il fiato e porgo le orecchie al bosco nella speranza di udire i primi bramiti, segno inequivocabile della stagione in arrivo, ma nulla: il canto di una nocciolaia si fonde in quello dell’acqua.
Chiudo lo zaino lasciando un altro angolo di Creato che anche oggi mi ha donato tanto e quando arrivo all’auto è notte, il termometro segna 13° ed io inspiro avidamente quell’aria: l’autunno è alle porte.