Fermo immagine di Alberto Abbà

Un dipinto di parole

Il cielo azzurro occupa tutta la parte superiore del disegno. 
Qualche ciuffo bianco a forma di nuvola vola verso il basso, pronto a tuffarsi nel mare blu, che si perde all’orizzonte.
Più vicino a chi guarda, una donna vestita d’estate, di rosso e di arancione e con le braccia scoperte. C’è un vento forte, che arriva da ovest e fa sventolare quelle bianche lenzuola, stese al mattino ad asciugare, ormai pronte da raccogliere e ritirare. Danzano e suonano su quel filo e come per magia fanno apparire e scomparire la donna in un fugace abbraccio. 
L’erba è rasa e di un pallido giallo, assetata, bruciata dal sole e dal sale. Solo in un punto raggiunge un’altezza e si fa quasi siepe ribelle.
Il signore, più distante, indossa un gilet e una camicia. Osserva la moglie presa in quel ballo. 
Sono autonomi e liberi. Hanno entrambi una certa età, la stessa di quei capelli color cenere. Lei è concentrata su un’azione, lui su di lei. Per un tempo lento, che dura fino a che quel vento di ponente lo riporti al riparo.  La casa, distante solo qualche passo si vede a metà, baciata dal sole obliquo del tramonto e chissà se isolata dal mondo o l’ultima di una serie di villette a schiera. Le ombre si allungano pigre e regalano quel tocco di buio ad una scena inondata di luce. 
Un istante eterno, che resta fotografato negli occhi e che si fa copertina di libro.
Resta lì, seppur immobile, regalando movimento. 
Di quel vento che soffia dentro e di quella mano che stringe il libro fuori.
Il dipinto svanisce, ma non prima che quella pacata voce maschile possa annunciare che la cena è pronta. 
Il profumo di bucato si mescola a quello del mare e di quella zuppa di pesce che aspetta in casa, sopra ad una tavola apparecchiata con cura per due, dietro quella porta aperta e dopo quel primo giro di pagina.  
albiabba@libero.it