Via che vai di Anna Maria Faloppa

Via e piazza San Bernardo

Atterrata a inizio 1700, ma tuttora leggibile nella traccia dell’imposta dell’arco, la porta Gaifera (1280) si apriva nella I cerchia di mura e prendeva il nome dalla famiglia saluzzese, il cui stemma, recante una barra d’argento in  campo rosso,  all’epoca di Delfino Muletti era ancora ben visibile sulla parete di un edificio lì nei pressi. Il sito era ed è sfiorato dalla strada, che dalla Chiesa di san Bernardo scende a incontrare la via di san Martino presso la porta Pusterla, costituendo un tratto dell’antico e importante percorso commerciale, che, provenendo da Manta attraverso la via Superiore, entrava in città alla porta del Castello, ne attraversava la piazza e poi proseguiva in discesa verso il Borgo di  San Martino e oltre, fino alla Valle Po.
All’epoca trafficata e popolosa, la via è spesso nominata in catasti e documenti come ruata Sancti Bernardi o ruata porte Gayferie (1528), evidentemente a seconda della prossimità del tratto in questione alla Porta oppure alla Chiesa di origine trecentesca assurta alla dignità di Parrocchiale dei Santi Martino e Bernardo nel 1554. 
Qualche volta è attestato anche l’appellativo ruata Sancti Martini (1555), attribuito al segmento più vicino alla porta Pusterla “sotto” la chiesa di San Bernardo, già nel cuore del  terziere di San Martino (Luca Losito,1998). 
è invece del tutto tradizionale il toponimo “al combal”, in uso per indicare la piazzetta spianata davanti e a lato dell’edificio religioso fino alla linea delle mura, quasi una terrazza elevata, che si affaccia sul ripido e profondo sottostante bacino di raccolta delle acque piovane scorrenti sui  versanti della collina.
L’intitolazione formale della via e della piazza di San Bernardo è  deliberata dal Consiglio comunale il 4.06.1850, specificandone il lungo tracciato “dall’angolo inferiore di casa del Villar (Della Torre),  passando sotto il portone di S. Bernardo a destra, e continuando avanti casa Cornegliano fino alla porta Pusterla, facendo così quasi un semicircolo”.