Fermo immagine di Alberto Abbà

50 e 50

Treno fermo alla penultima stazione, proprio prima dell’arrivo a destinazione. Passano i minuti e aumentano i lamenti dei pendolari diretti al lavoro, già provati dai continui disagi ferroviari quotidiani.
Una voce fastidiosa dall’altoparlante annuncia che per un “guasto alla linea”, che non si sa ancora quantificare, nella gravità e nel tempo necessario alla ripartenza, si consiglia la discesa e di prendere la metropolitana per raggiungere (con un ulteriore cambio) la Stazione Centrale. Se va bene vuol dire metterci mezz’ora abbondante, che si aggiunge al ritardo già accumulato. 
Che fare? Restare seduti in carrozza nella speranza di ripartire a breve o scendere insieme alla massa e dirigersi di corsa alla metro?
Altro giorno, altra stazione. Questa volta siamo a sera. Treni in partenza per Torino tutti bloccati. Nessuna certezza di sblocco da Centrale, mentre dalla stazione Porta Garibaldi pare ci sia ancora qualche possibilità. Voci contrastanti fra le persone nervose in attesa che dicono cose a caso e hanno notizie prese da chissà dove. Il rischio è di passare la notte a Milano. Fa caldo e la calca intorno non aiuta. Stanchezza da sveglia all’alba, giornata di lavoro e incertezza sul da farsi per cercare di rientrare, tardi, alla base. Che fare? Restare fermi e sperare in una ripartenza o dirigersi velocemente in qualche modo verso l’altra stazione?
Quando si ha il cinquanta per cento di possibilità che possa andare meglio o peggio, quale soluzione scegliere? Su quale opzione concentrarsi? Su cosa puntare?
Al netto di informazioni disponibili, esperienza accumulata in anni di pendolarismo disagiato e sentimento del momento, come scegliere?
 “Boh!” 
In certi casi la risposta è null’altro che uno splendido e gigantesco boh, sperando che qualcuno lassù possa mandarcela buona (e non solo per i treni).
albiabba@libero.it