Cucina da provare di Silvano Osella

Le castagne

In genere quando le castagne giungono sulla tavola, il tempo inizia ad essere freddo e pungente e le balote o le castagne arrostite aiutano la chiacchiera e il piacere di stare in compagnia, mangiandole e raccontandosi o ascoltando la vita ed esperienze altrui.
Questi momenti sono praticamente scomparsi dalla vita quotidiana dei cittadini delle città, si possono ancora vivere nelle fattorie gestite dai vecchi, dove le tradizioni sono rimaste vive e ancora praticate. La minestra di riso e latte e fatta da castagne secche e quasi sempre era consumata quando i primi fiocchi di neve ti ricordavano che eri giunto nell’inverno.
Era per eccellenza  quella minestra che grazie ai suoi ingredienti ipercalorici ti facevano stare bene anche il giorno dopo, e  la sensazione dello stomaco sazio era un piacere che negli anni bui dell’inizio secolo XIX, non era  per tutti.
INGREDIENTI
6 persone
350 gr.castagne bianche secche, 1 lt latte intero, 200 gr. riso comune, gr.50 burro e per i più golosi 100 gr.panna da pasticceria.
PREPARAZIONE
Le castagne secche bianche hanno necessità di essere rinvenute in acqua tiepida per almeno 24 ore. Il giorno successivo, se avete ancora lo storico putagè le metterete in una pentola di terra cotta e metterete  a cuocere ricoperte con acqua calda per almeno 2/2,30 ore. 
Dopo aggiungerete tutto il latte ed aggiungerete il riso che farete cuocere a fiamma moderata per almeno 30 minuti.
Ecco qui il motivo di riso comune perchè la cottura non sarà al dente, anzi piuttosto scotto. Alla fine aggiungerete il burro e per i più golosi la panna da pasticceria e aggiusterete a piacere con il sale.
Alcuni amano aggiungere soltanto al termine qualche ciuffo di rosmarino, io personalmente non amo questo procedimento.
Altri, assieme al riso aggiungono una dadolata fine  di patate rosse ed assieme al burro un piccolo trito finissimo di cerfoglio, anche questo metodo io non lo amo.
Tutti comunque servono la minestra di riso e castagne caldissima ed è uno spettacolo quando l’utensile è la storica scodella piemontese.
La scodella era come un carissimo amico, iniziava la giornata con il tè per la prima colazione e ti accompagnava nel pasto del pranzo e poi in quello della cena.