Attualità: L'analisi del sindacato Anaao Assomed: il 56% è donna, ma poche ancora nei ruoli dirigenziali

Medici in gonnella

Nelle corsie ospedaliere, le donne in camice bianco rappresentano il 56% del totale dei medici. Questo secondo la statistica diffusa dal sindacato Anaao Assomed sulle donne medico dipendenti del Sistema Sanitario Regionale del Piemonte. L’analisi è riferita al 2024 ed evidenzia una crescita rispetto al 2014 quando le donne erano appena il 48%. Il dato conferma un progressivo avanzamento della presenza femminile, tuttavia la parità di genere nelle posizioni di responsabilità è ancora lontana. La distribuzione dei carichi di lavoro familiari sbilanciata a sfavore delle donne contribuisce alle diseguaglianze. 
Basti pensare che in Piemonte su 20 Direttori generali, solo 2 sono donne, che in termini percentuali significa il 10%.
Nei ruoli apicali, le donne rappresentano il 46% dei responsabili di struttura semplice e appena il 25% (cioè 1 su quattro) è al vertice di strutture complesse. Se il trend attuale dovesse mantenersi costante, si stima che per raggiungere la parità di genere serviranno circa 6 anni per le responsabili di struttura semplice e 32 anni nel caso di struttura complessa. 
In altre parole, il dato indica che, senza interventi strutturali, la scalata delle donne ai ruoli apicali sarà estremamente lenta. 
Un lieve calo si è registrato nel numero delle donne che esercitano la libera professione intramuraria, passate dal 33% del 2023 al 32% nel 2024. Questo dato evidenzia una maggiore difficoltà per le donne nell’accedere a opportunità economiche migliorative rispetto ai colleghi uomini, a causa anche di carichi di lavoro extra-professionali (come la gestione della famiglia) che limitano la disponibilità di tempo da investire nella professione. È anche per questo motivo che le donne medico possono ricorrere maggiormente a forme di lavoro flessibile: il 6,3% delle donne ha un contratto part-time, rispetto al 5,1% degli uomini. In altre parole, per conciliare esigenze personali e professionali, spesso le donne sacrificano la progressione di carriera. 
Differenze di genere si mostrano anche nelle specializzazioni mediche: chirurgia generale, maxillofacciale, plastica, neurochirurgia, cardiochirurgia, urologia e ortopedia rimangono specialità e prevalenza maschile. Al contrario, neuropsichiatria infantile, neonatologia, pediatria, scienza dell’alimentazione, diabetologia, e medicina trasfusionale sono appannaggio delle donne. 
Tuttavia, l’analisi delle discipline mediche con più alta presenza femminile mostra come il divario nei ruoli di responsabilità sia ancora evidente. Ad esempio: in Neuropsichiatria Infantile, dove la presenza femminile supera il 90%, le responsabili di struttura complessa sono poco più del 50%. In Ginecologia e Ostetricia, le donne rappresentano il 70% dei dirigenti medici, ma solo il 17% delle responsabili di struttura complessa e il 42% delle responsabili di struttura semplice. In Nefrologia, nonostante le donne costituiscano il 70% dei dirigenti, solo il 17% raggiunge il livello di responsabile di struttura complessa. In Psichiatria, pur essendo il 65% dei medici donne, solo il 33% arriva ai vertici della struttura complessa. Questi dati evidenziano che, anche nelle specialità con una netta prevalenza femminile, la distribuzione delle posizioni di vertice rimane sbilanciata a favore degli uomini.