Saluzzo: Ernesto Maria Ruffini, oratore ufficiale a Saluzzo. Tra il ricordo del papà Attilio, partigiano, e l’attualità di condoni fiscali e Decreto sicurezza

«Costituzione, memoria delle nostre libertà»

«Mio padre, da partigiano finì in carcere nelle mani delle SS per difendere quei principi che sono ancora oggi il caposaldo della nostra Costituzione, dove è custodita la memoria delle nostre libertà».

«Ancora oggi dobbiamo rispondere all’invito di Calamandrei “andate sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Lì è nata la nostra Costituzione”».
Sarà Ernesto Maria Ruffini, avvocato e già ai vertici dell’Agenzia delle Entrate, l’oratore ufficiale delle celebrazioni di venerdì 25 aprile a Saluzzo.

In un’epoca in cui la memoria collettiva sembra farsi sempre più fragile, quale valore assume questa ricorrenza?
«Il 25 aprile 1945 è innanzitutto una festa, più che una data. È la festa della fine del nazifascismo nel nostro Paese. Ed è anche una festa che collega le generazioni di allora alle generazioni del nostro presente sotto una sola parola: libertà» sottolinea l’avvocato, il cui padre Attilio partecipò attivamente alla Resistenza nelle fila delle Brigate Cattoliche delle Fiamme Verdi, e fu poi membro del Cln

Amministratore delegato di Equitalia dal giugno 2015, Ernesto Maria Ruffini è ai vertici dell’Agenzia delle Entrate dal luglio 2017 al settembre 2018 e, di nuovo, dal 31 gennaio 2020 al 31 dicembre 2024. 
In un contesto storico in cui spesso si mette in discussione la funzione dello Stato, crede che il messaggio della Resistenza possa ancora costituire una bussola etica e civica per l’Italia?

«Quando la dittatura ebbe termine e la libertà arrivò davvero, chi partecipò alla Resistenza seppe farsi classe dirigente ed essere assolutamente all’altezza della situazione. Presero in mano un Paese e seppero fare delle loro differenze un fattore di arricchimento umano, anziché di divisione – risponde Ruffini –. Bisogna ripartire da chi è stato capace di scrivere il futuro del nostro Paese e bisogna che tutti i partiti colleghino la parola “futuro” alla parola “Europa”. Ho invece la sensazione che la nostra classe politica sia ripiegata su sé stessa, impegnata più alla propria autoconservazione che a immaginare una visione comune per il futuro dell’Italia».


L'intervista completa in edicola sul Corriere di Saluzzo di giovedì 24 aprile 2025.