Festa del Libro: L'intervista: il lavoro dello studioso sulla storia dell’inquisizione, ma anche di minoranze e dissenso

Maifreda incanta con le streghe

«Sono un presenziatore entusiasta di festival! Sono realtà stimolanti e vitali, che rivelano un grande interesse per la storia». 

È con “Sono una strega. Confessioni del sabba nel passato europeo” che Germano Maifreda è salito sul palco della Festa del Libro 2025. Maifreda conosceva Saluzzo, ma «è la mia prima incursione in territorio “medievista” – ammette –, quindi si è aggiunta anche la novità di incontrare un pubblico appassionato».

«La prospettiva del lettore generalista è sempre molto preziosa per noi – spiega –: spesso chi fa ricerca rischia di chiudersi in dibattiti accademici e inaridirsi, mentre attraverso eventi come questo è possibile capire cosa colpisce, cosa piace. È sempre utile e confortante parlare con persone che amano leggere». 

All’imbocco della Valle dei processi alle streghe, il suo libro va ad integrare un quadro variopinto che raccoglie l’interesse vivo dei saluzzesi. Ci può parlare di “Sono una strega”?
«Ho lavorato a lungo sulla storia dell’inquisizione, ma anche delle minoranze e del dissenso: negli ultimi anni ho investigato molto negli archivi e, per chi ha la fortuna di lavorare con la storia, è immancabile la dimensione di “serendipity” – scherza –: l’incappare in qualcosa che, forse, stava cercando noi! Quella dimensione fortunata dell’incontro con il documento che ti fa strabuzzare gli occhi. A questo aggiungiamo la riflessione sull’attualità: sappiamo bene come sia semplice essere travolti da notizie false e quanto sia labile il confine tra realtà e fantasia, così come conosciamo la comunicazione politica per ottenere vantaggi. Ebbene, sono tornato sul tema della stregoneria, ma per ricostruire la creazione e la diffusione di quella falsa notizia che, principalmente, è costituita da ciò che ruota intorno alla partecipazione ai sabba». 

“Sono una strega” prende il via da una domanda: «Quando vediamo i documenti dei processi, anche quelli piemontesi e di Rifreddo, abbiamo spesso la sensazione che gli imputati abbiano confessato senza pressioni: dal volo notturno a banchetti e balli in cui si adora il demonio. Com’è possibile che le persone confessassero ciò che oggi sappiamo essere falso? Pensiamo alla questione del volo notturno: com’è possibile che sia stato ammesso senza pressioni o torture?». 

Il libro indaga l’argomento «partendo da documenti inediti, o editi parzialmente: lettere di richiesta di perdono che uomini e donne, tra l’Età di Mezzo e quella Moderna (ricordiamoci che in realtà non è il Medioevo “l’età delle streghe”!), inviavano al proprio confessore».

L’atto spirituale, ovvero di confessione, si fa legale e, col passare del tempo, anche storico.
«Se anche il Medioevo non è l’età delle streghe, in questo senso ci parla: ci fa riflettere sulla nostra visione dell’Europa. È il Medioevo che, producendo sistemi politici e legislativi, ha plasmato il volto della contemporaneità».