In salute di Cristina Bosco

Dottore, il sale fa male?

Il normale sale da cucina (Cloruro di sodio, NaCl) è fonte di sodio, elemento molto importante per il nostro organismo che interviene nel meccanismo di regolazione di fluidi e nutrienti all’interno e all’esterno delle cellule, partecipa alla trasmissione dell’impulso nervoso e nella contrazione muscolare. 
Perciò la presenza del sodio nell’organismo è fondamentale, ma nelle giuste quantità. Se infatti viene assunto in quantità eccessive, si assiste, per compensazione, ad un aumento del volume di sangue e liquido nei tessuti tra le cellule e questo può portare alla formazione di edema e allo sviluppo di ipertensione. Contemporaneamente, si riduce l’acqua dentro le cellule, che “raggrinziscono” causando disidratazione. 
Quando i liquidi vengono trattenuti si ha un rallentamento dell’efficienza linfatica e una minore mobilizzazione delle tossine che si accumulano nel nostro corpo. Il nostro organismo elimina i sali e i residui metabolici con l’acqua attraverso la diuresi, motivo per cui il cervello invia il segnale di bere. Il sale stimola la sete, ma purtroppo stimola anche la fame, riducendo la produzione di leptina, un ormone che controlla il peso corporeo. 
L’eccesso di sale causa anche un elevato rischio di osteoporosi che deriva dall’aumento dell’eliminazione renale del calcio e causa un maggiore assorbimento di alimenti ricchi di zuccheri durante la digestione. 
Normalmente non si dovrebbe superare l’assunzione giornaliera di 5 grammi di sale (un cucchiaino colmo), ma dobbiamo considerare che il sale può essere aggiunto ai cibi, ma è contenuto anche naturalmente in molti alimenti, soprattutto nei prodotti confezionati, in quantità più o meno elevate e spesso difficilmente identificabili. 
Secondo i dati dell’OMS, un italiano medio ne consuma circa 15 grammi al giorno. È quindi necessario prestare attenzione alle etichette per verificare la quantità di sodio “nascosta” negli alimenti acquistati.