Libera-mente di Fabio Borghino

Emozioni perturbanti

 “Ragazzi, ragazzi, terza C ascoltatemi!
Qual è secondo voi l’emozione più dolorosa che un essere umano possa provare?”
…Silenzio di tomba in un’aula che fino a 5 secondi prima pareva un mare in tempesta…
“Dimmi Francesco”
“Per me la rabbia di quando sei tradito. A un mio amico è capitato di fidanzarsi con una bella ragazza, ma qualche tempo fa ha scoperto che lei si sentiva con un altro. Non le dico professore la reazione che ha avuto quando se n’è reso conto. Ha distrutto tutto in camera sua. Non ho mai visto nessuno così infuriato”
“Michela ti ascoltiamo”
“Per me perdere qualcuno che ami è la cosa più triste che ti possa capitare, perché sei obbligata a renderti conto che non potrai mai più abbracciare quella persona. È come se in quell’istante si spegnesse per sempre anche una parte di te”. “Prof. Secondo me le emozioni più dolorose che si possano provare sono la vergogna e l’umiliazione che vivi quando ti fanno sentire diverso per ciò che sei, quando ti prendono in giro sapendo che tanto non potrai mai difenderti o farti valere perché sei debole e percepisci dentro di te di non valere nulla. Sentirsi soli, ecco, essere soli perché nessuno ti cerca, senza che tu abbia fatto qualcosa per meritartelo. Solo perché non puoi permetterti vestiti costosi, o non vedi dei coniglietti in quelle nuvole come tutti gli altri, o semplicemente perché ti dice molto di più il profumo del fieno appena tagliato piuttosto che videogiochi e social network” 
“Fate silenzio! Smettetela di ridere! Ciò che ognuno dei vostri compagni sta dicendo è importante ed è un atto di coraggio!”
Ogni emozione, nella migliore delle ipotesi, è progettata per fare il suo corso e per trasportarci nella sua nuvola di sensazioni e pensieri volti a guidare il nostro comportamento il più lontano possibile dal dolore e in direzione del piacere. Una volta esaurito il suo compito e raggiunto il suo obiettivo, il vissuto emotivo si placa. Ci sono situazioni, tuttavia, in cui qualcosa va storto ed è come se l’emozione si avvitasse su se stessa continuamente senza scaricarsi, costringendo le persone in una vera e propria prigione.  Il vissuto più perturbante che un essere umano possa provare sulla propria pelle è quello di trovarsi improvvisamente in una situazione capace di minacciare la sua stessa sopravvivenza o quella dei suoi cari senza poter fare nulla per affrontarla.
“1 mese fa hanno diagnosticato alla mia piccola Giulia di 4 anni una leucemia linfoblastica acuta. Non è giusto, perché a lei?, è così piccola. Quei capelli erano così belli… Non le rimane che qualche ciuffo rado. Le chemioterapie fanno anche questo… Non so cosa darei per prendere questo male su di me. Chi non vive questa esperienza non può capire. In quel sogno così desiderato e generato, la promessa violata di proteggerla da ogni male che si rivolta contro di me ogni volta che la guardo. Esserle accanto, vederla spegnersi e non potere fare nulla è straziante”.
L’impotenza non ha bisogno di parole. Avvicinare l’impotenza porta a desiderare di fuggire. Sostarle accanto senza la presunzione di risolverla è la sfida più grande di ogni professionista della cura.