Libera-mente di Fabio Borghino

Anoressia

“Che voto hai preso oggi a scuola?”
“Non voglio tu vada in giro vestita in questo modo. Poi cosa pensa la gente?”
“Adesso con la nostra nuova Audi tutti si volteranno a guardarci quando passiamo per strada”…
Sono questi i film che si accavallano nella mente di Alessia ancora prima di varcare la soglia di casa rispetto all’accoglienza che le sarà riservata dai genitori al ritorno da scuola e molto spesso queste immagini trovano conferma nella realtà.
Alessia non è felice. Soffre di anoressia nervosa, ma poco le importa. Ciò che percepisce dentro di lei è una rabbia senza confini. Una rabbia che si autoalimenta giorno per giorno e che è difficile da spiegare perché per farci capire abbiamo bisogno di qualcuno che scelga di Ascoltare e tutto questo non è mai così scontato. Alessia è circondata, braccata dai giudizi di chi, attorno a lei, non parla la sua stessa lingua perché amore e valore sono bisogni differenti e lei ha imparato che per essere amati bisogna valere. Lei sente intimamente di non esistere, di non avere valore e ogni tentativo di fare sentire la propria voce è come una rincorsa continua verso l’irraggiungibile. Non le è mai stato detto direttamente di essere amata in quanto brava a scuola o vestita bene, ma è come se dentro di sé avesse sempre percepito di non essere davvero vista in quanto figlia, ma come l’immagine di sé stessa… Quella che ogni giorno ostentano di lei in pubblico… Bella e brava in una famiglia perfetta invidiata da tutti e dove i problemi non esistono semplicemente perché si fa finta di non vederli.
Tutto inutile… Fa più rumore smettere di mangiare, perché mette in crisi un intero sistema di apparenze che è quello in cui si alimenta ogni giorno invece che nutrirsi.
Forse, smettere di mangiare è l’unico modo che ha trovato per sentirsi ascoltata, per percepire di esistere, di avere forza, di valere, di fare rumore, di vivere il potere di essere “Qualcuno” nel nulla di cui è circondata. Forse, invece, sta tentando di fare capire con rabbia che non è sentirsi dire: “Mangia” che l’aiuta a sentirsi vista, ma che ha bisogno di qualcuno che per un attimo si discosti da se stesso e dai propri bisogni per provare a riconoscere i suoi. 
Essere amati è più importante che vivere e lei ha intenzione di provarci fino alla fine coi suoi genitori dando loro questa possibilità. La speranza la terrà in vita finchè il suo corpo resisterà, o finchè non troverà qualcuno capace di amarla uscendo da se stesso. 
Se lo merita Alessia. Lo meritiamo tutti noi, anche se non tutti hanno avuto la fortuna di provarlo.
* psicologo, 
psicoterapeuta, 
sessuologo clinico
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